domenica 10 maggio 2009

Fragole a serramanico



Sembra che le gothic lolita siano nate ad Harajuku - quartiere di Tokyo ormai noto per lo 'street cosplay' imperante – ma non è così.
Già molto tempo prima un duo scozzese nomato STRAWBERRY SWITCHBLADE, e formato da Jill Bryson e Rose McDowall imperversava in Europa con un look post-punk-pre-gothic-about-dark-simil-cosplay-lesbo-MinnieMouse capace di portarle (forse ancor più dei loro brani musicali) nelle top-ten del Regno Unito tra il 1983 e il 1986.
Il singolo che fece loro raggiungere la top ten nell'84 fu "Since Yesterday", ma a mio avviso l'effetto "psicobambola" lo restituisce meglio il brano "Let her Go", a cui vi invito di dare un'occhiata (e un'orecchiata).
Clic sul titolo del post per informazioni sulle "scotchberries" (fan-sito non ufficiale), clic sull'immagine per sentirle gorgheggiare.

sabato 9 maggio 2009

Mammuth e uomini digitali



Parlando di videoart degli anni Ottanta, non può non tornare alla mente la questione di Max Headroom, personaggio virtuale ma non troppo che qui sopra potete godervi nel videoclip PARANOIMIA degli Art of Noise datato 1986.
La vera e propria era del computer e del digitale alla portata di tutti doveva ancora iniziare, ma i personal computer casalinghi già impazzavano; la lotta si svolgeva allora tra ZX Spectrum e Commodore 64, entrati nelle case della gente al grido di "papàmelocompricosìlousoperstudiare", mentre invece ovviamente era tutta una scusa per avere a portata di mano i 'giochini', quando le console come Playstation e simili erano pura fantascienza.
Era pura fantascienza anche la possibilità di generare personaggi in CG3D che avessero una parvenza umana (eravamo ancora meno che ai poligoni, in alcuni casi), per cui quando apparve il signor Max Headroom a condurre una trasmissione televisiva, tutti gridarono al miracolo. Eppure, anche senza aver mai visto gli effetti reali della grafica tridimensionale al computer, molti di noi si resero conto che quell'ometto biondo con voce sintetizzata era in realtà un tizio truccato pesantemente e illuminato in maniera da restituire un effetto ottico particolare. I maggiori sospetti, più che dalla sua faccia, venivano dagli aloni e dalle ditate unte presenti sulla sua giacca 'virtuale', una raffinatezza che all'epoca non era minimamente possibile in quel campo. Comunque sia, dopo il suo show tv, il video degli Art of Noise, il film e il telefilm, alcuni ancora non erano convinti di ciò, e continuavano a gridare al miracolo. Noialtri, per far capire che "c'era qualcosa sotto", dovevamo andare incontro all'opinione pubblica dicendo robe tipo "sì, è fatto al computer MA NON TUTTO", in modo da risultare credibili e accettabili.
Questo mi ricorda quando, ai tempi delle scuole elementari, vennero fuori gli stivaloni da neve "Moon Boot", che si chiamavano così perché assomigliavano agli stivaloni dei cosmonauti usati per le passeggiate sulla Luna. Ma dato che 'munbut' sembrava una parola strana ai più, quasi tutti iniziarono a storpiarla in "mammuth". Ed ecco che gli stivali lunari diventarono pachidermi preistorici. Ad avallare questa bislacca teoria, apparvero successivamente i Moon Boot pelosi. Sicché, chi conosceva la realtà, doveva 'avvicinarsi' alla vox populi 'concedendo' che i Mammuth erano solo quelli pelosi, mentre i Moon Boot erano quelli 'normali'. Distorcere la realtà per poter dire la verità. Siamo ridotti a questo.
Ma se po' vive accussì?
(Clic sulla foto per vedere il video di Paranoimia; clic sul titolo del post per vedere Matt Frewer che viene trasformato in Max Headroom)

sabato 2 maggio 2009

Una Cattedra in Zulùcologia



Il signor Jean Michelle Jarre ne ha combinate di tutti i colori, negli Anni Ottanta. E' stato uno dei pionieri della musica elettronica, e i videoclippari dell'epoca sguazzavano felici tra le note dei suoi brani perchè si prestavano particolarmente all'utilizzo della videoart che in quel periodo ci dava dentro a tutto spiano, con prodotti che andavano dall'innovativo al pacchiano (più o meno come tutto quello che è stato realizzato negli Anni Ottanta - ammettiamolo, nonostante la punta di nostalgia che ci tocca il cuoricino).
Ecco a voi un assaggio dall'album "Zoolook" del 1984, ovvero l'elettrostatico ZOOLOKOLOGIE.
Se siete refrattari agli Eighties, NON cliccate sull'immagine: il video potrebbe causarvi uno shock anafilattico.
Se invece siete nostalgici, ZOOLOOKOLOGIE funzionerà come una macchina del tempo, e vi riporterà istantaneamente allo 'stile' di quegli anni, venticinque anni addietro.
Clic sul titolo del post, invece, per informazioni sul signor Jarre.

venerdì 1 maggio 2009

Streghe col turbo



GISELE KEROZENE è un film molto breve (appena quattro minuti e mezzo) di Jan Kounen, realizzato nell'ormai lontano 1990 con la tecnica del "passo uno" (o "stop motion", per chi ama l'anglofonia a tutti i costi), ovvero quel trucco cinematografico con cui fino a quindici-vent'anni – in mancanza di computer grafica – fa si realizzavano sequenze con pupazzi animati. Questa tecnica fu resa celebre dal mago degli effetti speciali Ray Harryhausen in numerosi film dell'Epoca d'Oro del cinema, e lo stesso George Lucas vi fece ricorso per molte sequenze della Trilogia Classica di STAR WARS, evolvendola e grazie a Phil Tippet nella tecnica della "go motion" che rese i movimenti dei pupazzi incredibilmente fluidi e realistici.
Il nostro Jan Kounen, circa vent'anni fa, ha invece usato questa tecnica per animare persone reali, dando loro tutte le caratteristiche dei personaggi dei cartoni animati. Inoltre, grazie al "passo uno" ha potuto far volare le sue turbostreghe senza ricorrere a costosi effetti speciali veri e propri: gli è bastato fotografare gli attori a cavallo delle loro scope solo nell'istante in cui - saltando - si trovavano coi piedi staccati dal suolo.
Ed ecco l'effetto finale.
Clic sul titolo del per informazioni su Jan Kounen (che in Italia conosciamo anche per "Dobermann" e "Blueberry", entrambi interpretati da Vincent Cassel), e clic sull'immagine per vedervi finalmente GIZELE KEROSENE.
Buona visione.