giovedì 30 ottobre 2008

Motto marinaresco del mese

"Fin che la bara va, lasciala andare", diceva l'Oriettona nazionale.
Un ottimo - ma involontario - motto marinaresco che ci induce a pensieri zen del tipo "lasciarsi guidare dalle onde del destino" e non opporre resistenza.
Ovvio però che un Vero Lupo di Mare DOC fa questo discorso solo quando il meteo prevede tempo sereno, e nelle vicinanze c'è un'isolotto tutto spiagge.
Quando però Nettuno si diverte col suo tridente e ti punzecchia là dove non batte mai il sole, forse è meglio mettere mano al timone e contrastare la bufera.
Comunque sia, godetevi questa interessante intepretazione della Piratessa Bertha accompagnata dal Menestrello (clic sul titolo per vedere il filmato).

mercoledì 29 ottobre 2008

WE ARE!!!


Salute e fiumi di rhum, ciurmaglia!
Tutti pronti per l'arrembaggio a Lucca Comics & Games?
Quest'anno la manifestazione è particolarmente ricca di ospiti e di eventi, quindi direi che il bottino – in qualunque giorno arriverete – sarà abbondante e soddisfacente.
Fra gli altri eventi storici, la prima partecipazione di Toei con un proprio stand a una manifestazione italiana, per la celebrazione della serie di "Shonen Jump" (casa Shueisha) attualmente più amata nel mondo, ovvero ONE PIECE!
Ma, a parte questo, non mancate per nessuna ragione al mondo sabato 1° novembre, alle ore 17:00, allo ONE PIECE LIVE EVENT, presso l'auditorium San Girolamo, dove avranno luogo "le tre PR": PRemiazioni, PResentazioni e PRoiezioni!
Ma, ovviamente, dovete raggiungerci a tutti i costi anche alle conferenze Star Comics – dove vi faremo navigare su un oceano di novità in arrivo –, allo stand Star Comics – dove troverete anche qualche bella sorpresina sorteggiosa legata a SUGAR SUGAR RUNE – allo stand Kappa Edizioni, dove avremo una valanga di autori pronti a turn-over di autografi e 'disegnini', e ovviamente anche alla conferenza Kappa Edizioni, dove potreste assistere (attendete notizie ufficiali) a un'anteprima italiana da urlo.
E intanto, che in tutta Lucca risuoni il "nostro" urlo piratesco, e che risuoni forte soprattutto quando i lupi di mare italiani si troveranno in prossimità di Rufy & Co: qualsiasi cosa dovesse accaderci, questa croce sul braccio sinistro resterà il simbolo della nostra amicizia… «WE ARE!!!»
Siiii salpa!
(appuntamento sotto il mega-Chopper gonfiabile)
P.S.: da oggi potete dare il vostro voto al sondaggio che trovate giù in fondo alla pagina. E che non si dica che i pirati non sono democratici!

domenica 26 ottobre 2008

Cos'è il talento?


Sembra incredibile, ma anche i reality show possono tirare fuori qualcosa di buono.
Questo è "America's Got Talent" (suppergiù la versione Usa di "X-Factor"), edizione 2006, audizioni.
Si presenta sul palco 'sto soldo di cacio di undici anni.

- Ciao.
- Come ti chiami?
- Mi chiamo Bianca Ryan.
- E cosa ci fai vedere di bello?
- Canto.
- Ok, e cosa canti?
- "And I am telling you I'm not going" di Jennifer Holliday.
- Una canzone da niente, tesoro… Ok, sentiamo un po'.
(segue esibizione)
- Ok, io sono... sono semplicemente... E' stata una cosa in-cre-di-bi-le. Tu sei la mia concorrente preferita in questa gara.
- Cambia pettinatura... Cambia vestito... Cambia scarpe... E vincerai questo torneo. Non ho mai sentito una voce del genere venire fuori da un'undicenne in tutta la mia vita. Sei salita su questo palcoscenico e ci hai letteralmente spazzato via!

Concordo al cento per cento con la giuria.
Qualche cosiddetto 'cantante professionista' può anche andare a nascondersi, adesso.
Per vedere il filmato, fate CLIC sul titolo del post.

Te lo do io, il Giappone! (1)


Priority Seat sulla Yamanote Line a Tokyo.
Bisogna lasciare il posto a sedere a (da destra a sinistra, senso di lettura alla giapponese):
a) Trombettisti con gli stivali da neve
b) Persone doloranti con un uncino piantato in una coscia
c) Suonatori di grancassa
d) Superdotati affetti da priapismo

La cosa che mi ha sempre affascinato del Giappone è che in quel benedetto paese funziona assolutamente tutto.
O almeno funziona tutto visto da un'ottica italiana, dato che nel nostro invece non funziona quasi niente.
Andate in Giappone una settimana, e poi tornate in Italia, e vedrete che razza di rinculo psichedelico.
Qui da noi, per esempio, è molto difficile vedere qualcuno salire e scendere dall'autobus attraverso le entrate e le uscite preposte. Si fa preferibilmente l'opposto, così, tanto perché "lo fanno tutti" e "io chi sono, il più pirla?".
Una volta mi sono permesso di far notare a una signora impellicciata che stava barando, e lei mi ha risposto candidamente: "Ma io ho il biglietto!". Evidentemente esistono biglietti a tariffa speciale che permettono l'ingresso "a cazzo di cane", tanto per citare il buon René Ferretti.
In Giappone, invece, sono gli stessi treni e le stesse metropolitane a fermarsi proprio davanti a te, aprendo le porte esattamente nel punto segnalato, senza sgarrare di un centimetro. E tutti attendono diligentemente che i passeggeri uscenti siano defluiti, prima di entrare nel vagone dalla medesima porta, senza spintoni o sbuffi di mala sopportazione. E nessuno si arrabbia, e nessuno si fa male, siorre e siorri!
Probabilmente l'Italia non funziona perché tutti facciamo piccole carognate quotidiane come barare sull'ingresso e l'uscita dall'autobus. Se iniziassimo a correggere certe furbetterie da quattro centesimi, saremmo già a metà dell'opera per dare una risuolata al nostro vecchio Stivale.
Chi non usa gli ingressi e le uscite corrette, danneggia anche te: digli di smettere.

mercoledì 22 ottobre 2008

Croccante fuori, morbido dentro


Ci ha accompagnato da poco dopo la nascita del settore manga di Star Comics, all'inizio degli Anni Novanta, e quindi lo consideriamo di famiglia, nonostante il suo aspetto inquietante e la pellaccia chitinosa da insetto troppo cresciuto.
Per cui, è con un sentimento contrastante di gioia e nostalgia che mi appresto ad annunciare che GUYVER sta per raggiungere il capolinea in patria.
L'autore Takaya Yoshiki sta infatti portando a termine la saga, che nella versione originale giapponese dovrebbe completarsi grossomodo intorno al trentesimo volume.
All'inizio del 2009 vedremo in Italia, per Edizioni Star Comics, il volume 25, uscito da poco in Patria (corrispondente, se la memoria non mi fa brutti scherzi, al volume 37 dell'edizione italiana).
Dunque, potremmo quasi dire senza tema di smentita, che il Belpaese potrà godersi la conclusionne della serie in quello che sarà all'incirca il 42° volume, cosa che dovrebbe avvenire nell'arco di tre annetti circa, tenendo in considerazione la non eccessiva velocità con cui l'autore produce i nuovi episodi.
Dunque, restiamo in attesa di assistere all'epilogo delle avventure della nostra armatura biopotenziata con ripieno umano, alias la crocchetta Findus più combattiva del fumetto internazionale.

martedì 21 ottobre 2008

Anime d'Italia un anno dopo


Come vi dicevo, nell'estate del 2007 ho indetto un concorso intitolato "Anime d'Italia".
L'obiettivo dei concorrenti consisteva nel realizzare un ipotetico trailer cinematografico di un fumetto italiano, LAMBRUSCO & CAPPUCCINO. Lo scopo primario, però, era quello di mettere alla prova gli animatori nostrani con un lavoro che avrebbe dimostrato diverse loro capacità: velocità di esecuzione (i mesi a disposizione erano pochissimi), attinenza allo spirito del fumetto originale, capacità di animazione e regia.
Il premio lo vinse il bravo Mauricio G. Assone, e il suo lavoro fu proiettato davanti a un pubblico internazionale presso I CASTELLI ANIMATI 2007 dentro Cinecittà.
Se volete dare un'occhiata, eccolo qui: fate CLIC sul titolo del post.

lunedì 20 ottobre 2008

Isao Takahata, il primo giapponese


Molti quarantenni italiani di oggi hanno iniziato ad amare il Giappone grazie a due cose apparentemente molto distanti tra loro: la Svizzera e un simpatico signore nato nel 1935 nella Prefettura di Mie.
Era il 7 febbraio del 1978 quando, su Rai 1, apparve un cartone animato intitolato “Heidi”, ispirato al romanzo della scrittrice svizzera Johanna Spyri, un paio di mesi prima dell'arrivo di "Atlas Ufo Robot" (ritenuto erroneamente il primo cartone giapponese arrivato in Italia). Quando noi piccoli telespettatori iniziammo a guardare le avventure della bambina delle Alpi restammo così coinvolti nella storia che anche i nostri genitori, incuriositi, iniziarono a seguirla. Il cartone era stato realizzato quattro anni prima in Giappone, ma l’ambientazione svizzera, simile a quella del Nord Italia, ce lo fece sentire estremamente ‘vicino’. Io avevo compiuto da poco nove anni, e dato che “Heidi” veniva trasmesso dal lunedì al venerdì alle 17:30, avevo esattamente mezz’ora di tempo per fiondarmi fuori da scuola, fare la corsa a ostacoli nel traffico cittadino rischiando di farmi investire a ogni incrocio, arrampicarmi su per quattro piani di scale (senza ascensore) e accendere la TV a valvole in bianco e nero (che prima di entrare in funzione doveva scaldarsi, creando ulteriore suspense): il tutto, appena in tempo per udire le prime note della sigla, e veder apparire l’immagine delle Alpi e la spaventosa altalena con cui Heidi le sorvolava a quattrocento chilometri all’ora, cioè la stessa velocità che avevo tenuto io da scuola a casa. E lì, per mezz’ora, il tempo si fermava.
Tutti noi eravamo sulle Alpi insieme a Heidi, Peter e il Nonno. Gioivamo quando andavamo tutti insieme al pascolo, ci veniva appetito alla vista del formaggio che fondeva accanto alla fiamma nel caminetto, e ci addormentavamo felici su un materasso di fieno profumato guardando il cielo attraverso una finestrella tonda. Noi non guardavamo semplicemente quel cartone animato: lo vivevamo. L’episodio più emblematico è quello in cui la protagonista torna a casa dopo la forzata permanenza a Francoforte. Quando Heidi arriva davanti alla baita e si lancia tra le braccia del nonno (con un balzo degno di un’atleta olimpionica) io e mia madre abbiamo iniziato a lacrimare silenziosamente con lo sguardo fisso verso la TV. Era la prima volta che ci succedeva una cosa del genere per un cartone animato, e nessuno di noi due voleva ammettere che stavamo piangendo dalla commozione: lei era adulta, io un piccolo uomo… Che vergogna, se si fosse saputo in giro! Ok, poi dovrei anche confessare che io ero segretamente innamorato di Clara Sesemann, ma questo è un altro discorso che mi mette tutt’oggi imbarazzo, per cui non andate a raccontarlo troppo in giro. La popolarità di “Heidi” raggiunse un livello tale che la canzone della sigla italiana entrò nella Top Ten, dove rimase per ben 16 settimane, raggiungendo addirittura il terzo posto in classifica. Prima di allora il Giappone era – per l’italiano medio degli Anni ‘70 – “un esotico paese orientale” famoso per le motociclette, i samurai e il karate, e il cui unico nome giapponese memorizzabile era quello del mitico Toshiro Mifune.
Poi, finalmente, un giorno leggemmo con attenzione i titoli di coda di “Heidi”, in cui apparivano i nomi (e quindi la nazionalità) di chi l’aveva realizzata, e fu così che il suo regista pose definitivamente il Giappone nel ‘mappamondo mentale’ di noi bambini italiani, dando inizio a una nuova era: quella dell’interesse per la cultura del Paese del Sol Levante. Nel 1991 usai tutti i miei risparmi per il mio primo viaggio in Giappone. Prima di raggiungere Tokyo soggiornai presso degli amici a Yamagata, dove vidi un film intitolato “Omohide Poroporo”, ambientato proprio lì e diretto dallo stesso regista di “Heidi”: quell’uomo mi aveva letteralmente accompagnato per mano, per tredici anni, dalla mia nazione alla sua.
Non so se esista la possibilità di conferire a qualcuno il titolo di “ambasciatore giapponese per l’Italia ad honorem”; se sì, dovrebbe consegnato a Isao Takahata, l’uomo che esattamente trent’anni fa fece (ri)scoprire il Giappone agli italiani, e che in un certo senso rappresenta per noi ciò che Osamu Tezuka è stato per il Giappone, e per me il punto di partenza per la mia professione. Grazie, Maestro Takahata. (e un caloroso saluto anche alla Svizzera!)
Prossimamente, un'intervista a Isao Takahata proprio su questo blog!

mercoledì 15 ottobre 2008

E' quasi ora di JOJO


Nel dicembre del 2006, insieme alla ciurma kappesca, sono andato all'arrembaggio del party di Shueisha legato al Premio Osamu Tezuka, in cui ogni anno vengono premiati i nuovi autori più promettenti.
E' stato l'anno in cui – fra gli altri – ho avuto l'immenso piacere di conoscere Hirohiko "The Genius" Araki (al centro e in basso a destra nella foto), il creatore de LE BIZZARRE AVVENTURE DI JOJO sulla cui edizione italiana lavoro dal lontano 1993 (quindici anni! QUINDICI!! 15!!! UNOCINQUE!!!!), il tutto mentre stavo cercando di ingurgitare un piatto (intero) ricolmo di specialità da tutto il mondo.
Parentesi: i party dei grandi editori giapponesi sono qualcosa di apocalittico e fuori misura. E io, che sono posseduto da un demone di nome Piloro che alberga nel mio stomaco, devo continuamente rifornirlo di cibo, e la sua richiesta primaria non è tanto la quantità, quanto la varietà. E trovarsi di fronte a una tale vastità di piatti internazionali su un'area grande quanto un intero isolato lo ha mandato in crisi, o meglio, in quella che io chiamo la "Sindrome da Parcheggio Vuoto". Chiusa parentesi, ma riparleremo delle Bizzarre Avventure di Piloro più in là.
Ebbene, durante quella magnifica serata ci raccontò della produzione di PHANTOM BLOOD, la versione animata della prima serie di JOJO, e noi rinnovammo il nostro interesse per la Saga Generazionale più amata del mondo. Non a caso, poco tempo dopo abbiamo dato il semi-annuncio dell'arrivo in Italia della riedizione deluxe dell'intera serie de LE BIZZARRE AVVENTURE DI JOJO.
Ma, sfortunatamente, un inghippo di carattere internazionale legato all'animazione ci ha impedito di partire durante il 2008.
Pazienza.
Ma la buona notizia è che l'inghippo è stato risolto, e che finalmente sta per arrivare il via libera.
In via del tutto ufficiosa, quindi, potremmo anche dire che nel 2009 nell'Italica Peninsula riecheggeranno nuovamente gli immortali «HORAHORAHORA!» della Famiglia Joestar, e che si ripartirà come previsto da maschere di pietra, onde concentriche e affini.
Non so voi, ma Io sono già in sollucchero ora. E intanto Piloro reclama. A poi.

martedì 14 ottobre 2008

Anime d'Italia


Circa un anno fa ho indetto un concorso intitolato "Anime d'Italia", in cui invitavo gli aspiranti animatori italiani a realizzare l'ipotetico trailer cinematografico del mio "Lambrusco & Cappuccino". Nel corso de "I Castelli Animati 2007" ho premiato il vincitore, Mauricio G. Assone, che ha realizzato a mio avviso un trailer molto divertente e che rispecchia bene lo spirito della serie. Il concorso è stato annunciato in mezzo mondo, Giappone compreso. Nel frattempo, Kappa è stata notata da qualche produttore internazionale di animazione, e questa volta l'interesse è nei confronti del lavoro svolto in Italia, proiettato verso l'estero. Per una volta, possiamo pensare a vendere, invece che acquistare, diciamo.
Tanto per fare qualche esempio, su questo fronte ci siamo dati molto da fare per il nostrano, mitico RAT-MAN di Leo Ortolani, per conto di Stranemani, e stiamo ottenendo risultati molto interessanti. Ma ora che stiamo riuscendo ad affermare l'animazione italiana in Occidente, la nuova meta da raggiungere è sicuramente il Giappone, uno dei pochi paesi che ha reso "industria" il fumetto e il cartone animato. E non è così impossibile come sembra. Pensiamo anche solo alla serie 'italiana' di LUPIN III MILLENNIUM, o all'episodio LUPIN III ALIS PLAUDO, scritto da 'noantri' e disegnato dallo stesso Monkey Punch, un progetto impensabile fino agli Anni Novanta. Le W.I.T.C.H. disneyane sono state inventate in Italia (e noi ne sappiamo qualcosa), le WINX di Iginio Straffi sono state prodotte interamente su suolo nazionale e hanno sfracelli in tutto il mondo, per non parlare dei GORMITI, produzione tricolore alla conquista dell'universo.
Cosa accadrebbe, ora, se una società di produzione giapponese investisse nel know-how nazionale, visti gli evidenti risultati, per realizzare i propri nuovi serial, e renderli sempre più INTERnazionali? Incredibile?
E' incredibile pensare che stiamo per portare addirittura educational animati di produzione italica nel Sol Levante.
E' incredibile pensare che il Giappone sia sempre più rivolto verso Occidente.
E' incredibile pensare che da oggi in poi ci saranno anche anime (giapponesi!) realizzati in Italia.
Abbiamo fatto il triplo salto mortale all'indietro con avvitamento incrociato, tornando di rimbalzo sul trampolino dopo aver toccato l'acqua. Dalla fine degli anni Ottanta ci siamo occupati di portare il Giappone in Italia, ma da qui a pensare che avremmo 'esportato' l'Italia in Giappone – e di conseguenza nel mondo – ne passa.
Di sicuro, fra Stranemani e Kappa ci siamo dati da fare come non mai per mettere insieme questo.
BEAST KEEPER, concept per una serie per bambini che al recente Mipcom di Cannes, ha attratto l'attenzione di tutti. E quando dico di tutti, dico "di tutti".
L'animazione italiana nel mondo sta ripartendo. Il sogno di ridare linfa vitale a quella che negli anni Sessanta era un'industria fiorente nella nostra Massacrata Penisola potrebbe non essere più così lontano.
Attendete gli aggiornamenti sui siti ufficiali, e intanto fate CLIC sul titolo del post per vedere un estratto del trailer.

domenica 12 ottobre 2008

Lupini rossi, Lupini verdi, Fujikaggini e Margottismi


L'anno prossimo sarà il trentennale di LUPIN III in Italia.
L'anno scorso è stato il quarantennale della sua nascita in Giappone.
Oggi mi sembra incredibile, ma ho praticamente la stessa età di Lupin.
Be', in realtà lui è più vecchio di me di un anno. Mettiamo le cose in chiaro.
Quello più giovane di tutti è invece Monkey Punch, il suo autore, che a settantun anni suonati ha energia ed entusiasmo da vendere anche a un quattordicenne.
Quest'anno, fra un sukiyaki e uno shabu-shabu, abbiamo chiacchierato con lui di dove sta andando il fumetto giapponese, delle difficoltà che incontra a conquistare le nuove generazioni, e gli strenui tentativi di autori ed editori in tutto il mondo di riportarlo sotto i riflettori, chi con la qualità, chi passando attraverso altri media come internet o il cellulare.
Fra le altre cose si è chiacchierato LUPIN III GREEN VS RED, in merito al quale ho chiesto una sua interpretazione.
Ridendosela allegramente come fa di solito, ha confermato quello che immaginavo: l'interpretazione va lasciata agli spettatori.
In Giappone, proprio come in Italia, i fan sono divisi fra l'affetto per il "Lupin giacca verde" e il "Lupin giacca rossa" (pochi propendono per il "giacca rosa"...) e i forum, dopo questo film si sono incendiati.
Si tratta di due differenti Lupin? Uno è quello originale, l'altro una copia? E' sempre lo stesso che cerca di confonderci le idee? O è sempre lo stesso ma ha semplicemente una personalità multipla?
La decisione sta a noi.
Ecco. E io che ho scritto il soggetto di LUPIN III MILLENNIUM: FUJIKO VS MARGOT ipotizzando qualcosa di simile, ora è meglio che gli dia una bella rimasterizzata, sennò va a finire che chi lo legge pensa che abbia scopiazzato.
E vabbè, sono gli incerti del mestiere.
A proposito, mi è venuta anche una mezza ideuzza per una storia riguardante un parco a tema in cui vengono fatti rivivere dei dinosauri attraverso la clonazione… Mi sa che corro subito a registrarla, per evitare che il primo Crichton di passaggio me la rubi!
Alla prossima, Maestro! Ci vediamo in Italia fra un annetto!